Le Cronache di Random: La discesa

E l’indovino mi disse: “Tu sei Random e il tuo futuro ti è già stato palesato. Cos’altro vuoi postulare, principe di Ambra?”

Gli risposi guardandolo amichevolmente:
“Ave vates, Papa dixit mihi rotam invenire! Longa fuit semita mea, et sephiroth meum me non adiuvit amplius: autem, ego arbiter meæ sortis sum! Ubi rota est?
Ti sembro forse il tipo che attende gli eventi?
Sappi che io non credo che ciò che è scritto sulle pergamene sia immutabile da sempre e per sempre e che alle stirpi condannate non sia data una seconda possibilità, quindi non penso che "Gli esiti erano incerti e ancora lo sono" ma che sarò io a riscrivere certezza in un futuro non ancora palesato.
Dov'è la ruota amico mio?”

E l’Indovino mi rispose:
“Quaerisne rotam? Transitus lacrimis et sanguine signatur. Tigris regnat. Tres tribulationes te exspectant. Si non viceris, morieris.”

E io: “Se sono arrivato qui è perché questo è il mio Destino. Che i miei avi seguano il mio cammino.”

Allora scesi lungo una scala che sembra non finire mai.
In corrispondenza della prima porta a destra, vidi che si affacciava una donna piena di vita, rigogliosa sotto tutti gli aspetti.

“Perché andare oltre, principe di Ambra. Fermati qui con me. Potresti essere tu il Profeta del Tigre. Ti svelerò il segreto delle quaranta sillabe, le 14 parole che governano il Multiverso. Se riuscirai a pronunciarle senza interruzione il Multiverso sarà tuo.”

“Forse potrei riuscirci, o splendida Madre Terra, ma non voglio sia questo il mio Destino; tu sai che io vivo nel rispetto virtuoso della potenza divina della Natura, ma non mi appartiene quel tipo di gloria…”

Allora abbassai la testa con un inchino referente a Gaia e scesi ancora fino ad arrivare alla porta in fondo alla scala.
La aprii e mi ritrovai in una caverna oscura. Non vedevo nulla. Provai un certo timore prima di avanzare perché sapevo bene che nelle Vie non funzionano né i Trionfi né il Disegno.

Un passo, due passi, tre passi, e udii un respiro affannoso, come di qualcuno risvegliato da un lungo sonno.

Sfinge: “Tu! Come osi turbare il mio riposo. Ti salverai solo se rispondi a questo enigma.”
...

Risolsi facilmente l’enigma e inchinando il capo con rispetto:

“Il mio saluto a te, possente Sfinge, ti ringrazio.”
[sequitur]




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