Ricordo 3: IO non ho paura!

Fiona è chiusa nella sua stanza, seduta alla scrivania ingombra di oggetti ed intenta a guardare un barattolo di vetro contenente un grosso coleottero verde smeraldo.
Tra due giorni sarà il suo compleanno e sa – nessuno glielo ha detto espressamente ma lo sa – che sarà anche il giorno in cui sarà accompagnata al sotterraneo e dovrà percorrere il Disegno.
Non è particolarmente preoccupata – forse è solo troppo incosciente per preoccuparsi o troppo presuntuosa per pensare che potrebbe fallire.
Suo padre ha deciso che dovrà essere Benedict ad accompagnarla al Disegno – lo ha sentito origliando alla porta della biblioteca - ma questo non le garba affatto: non ha mai legato molto con questo fratello troppo grande e troppo serio. Vorrebbe qualcun altro come “padrino” per il Disegno.

- Eric? No, Eric è sempre occupato a correre appresso alle dame e poi crede di essere al centro del mondo. Forse Deirdre? Però lei è appena più grande di me, non è abbastanza esperta… no, non va.

Non c’è proprio nulla da fare…gira e rigira l’unico nome su cui la sua mente continua a ritornare, sempre più convinta, è Corwin.
Lui è abbastanza grande da poterle dare una mano – non si sa mai – ma non tanto da essere troppo saccente. E poi l’ultima volta che è ritornato da uno dei suoi viaggi nelle ombre le ha portato questo bellissimo coleottero verde per la sua collezione di insetti. Certo, ultimamente si da’ un po’ di arie da grande uomo, ma in fondo… e poi - inutile starci a rimuginare troppo – non c’è altra scelta…

Deciso. Deve essere lui. Ora si tratta di convincerlo.
Si alza, esce dalla stanza, in punta di piedi si dirige alla stanza del fratello e bussa discretamente alla porta.
Dopo qualche minuto la porta si apre e Corwin, con gli occhi assonnati, appare nello spiraglio: - Fi? Che ci fai qui a quest’ora? Che vuoi?

- Ho bisogno di aiuto, ‘Win… Vorresti farmi entrare un attimo?
- Solo se la smetti di chiamarmi in quel modo ridicolo! Dai, entra, rompiscatole!

Fiona muove qualche passo, aspetta che il fratello chiuda la porta e rimane in piedi, in mezzo alla stanza, un po’ sulle spine, guardandosi attorno come per imprimersi bene in mente tutti i particolari.

- Allora testa rossa, che vuoi?
- Ecco… Tra due giorni sarà il mio tredicesimo compleanno e so che dovrò camminare sul Disegno ma… Nostro padre ha deciso che sarà Benedict il mio padrino ma io non lo voglio: voglio decidere io chi mi accompagnerà!
- Beh, Fi, non vedo molte vie d’uscita, sai bene che quando lui decide non si può stare molto a discutere.
- Anche TU? Anche tu hai paura? E dove è finito tutto il tuo coraggio?
- Io non ho paura! – la voce di Corwin si è alzata di un tono.
- E allora perché non mi accompagni tu, ADESSO?
- Io? Adesso? Tu sei tutta matta, sorellina! Ma hai idea dei rischi che potresti correre? E poi non so neanche se sarei in grado di aiutarti…
- Lo dicevo io che non avresti avuto il coraggio, sei un fifone. Tutto fumo e niente arrosto. Ok, allora vado io, da sola. IO non ho paura!

Fiona si gira – infuriata – ed esce sbattendo la porta. Appena fuori si ferma a pochi passi, intreccia le braccia ed aspetta.
Passano pochi minuti. La porta si apre e Corwin, vestito di tutto punto, esce dalla stanza.

- Lo sapevo che potevo contare su di te – Fiona gli salta al collo e gli stampa un bacio sulla guancia.
- Ed io devo essere matto come un cavallo per seguirti in questa storia… almeno hai un piano?
- Io? No, questo dovresti averlo tu: sei tu la mia guida per il Disegno, no?
- Ossignore… so già che finirà male… Va bene, ci proveremo: cercherò di distrarre le guardie all’ingresso del sotterraneo, io posso passare ma fermerebbero sicuramente te. Pensi di farcela a passare inosservata?
- Beh, posso provarci – almeno credo – sussurra la ragazza.
- Ecco: vedi di farcela, che è meglio…

I due scendono le scale e percorrono i lunghi corridoi del castello fino alle scale di accesso al sotterraneo, davanti alle quali sostano due guardie con l’aria un po’ annoiata. Corwin accenna a Fiona di fermarsi e di stare pronta ad un suo segnale poi si avvicina ed incomincia a parlare con loro.
La ragazzina controlla la scena che, per i suoi gusti, sta andando un po’ per le lunghe. Spazientita, alza le mani e dalle dita incominciano a sprigionarsi piccoli guizzi di luce azzurra. La sua figura pian piano si fa evanescente nella semi oscurità.
Finalmente Corwin intreccia le mani dietro la schiena – è il segnale convenuto per il passaggio – e Fiona scivola verso le scale del sotterraneo come una leggera ombra appena percepibile. Scende alcune rampe e poi si ferma ad aspettare il fratello.

- Beh, potevi anche dirlo che avevi in serbo questo trucchetto, Fi, mi sarei risparmiato la fatica di promettere a Torn una partita di caccia pur di distrarlo…
- Ehm, vedi, il fatto è che non sapevo se avrebbe funzionato: è la prima volta che ci provo! – Il sorriso della ragazza è disarmante e Corwin stringe i pugni per evitare di strozzarla seduta stante.

Mentre scendono le interminabili scale a chiocciola che portano alla sala del Disegno, Corwin – con il tono da maestro – impartisce consigli e raccomandazioni sui rischi che dovrà affrontare. Fiona ascolta con aria rassegnata.

- Si, Corwin. Va bene Corwin. Lo terrò a mente, Corwin. Certo Corwin!

Un’occhiata in tralice del fratello le consiglia infine di tacere.
Dopo una lunga discesa i due arrivano davanti al portale di legno borchiato che conduce alla sala del Disegno. La chiave è appesa ad un gancio lì accanto.

- Non capisco perché la porta deve rimanere chiusa con la chiave lì appesa - domanda Fiona – Se è per evitare che qualcuno entri non sarebbe più logico tenere la chiave in un altro luogo?
- Forse non è per impedire che qualcuno entri ma per evitare che qualcosa esca – le risponde Corwin
- Oh? Non avevo pensato a questa possibilità!

Corwin scuote la testa e stacca la chiave dal gancio per aprire il grande portale.
La sala è immersa nella luce blu che emana dal Disegno impresso nel pavimento di vetro nero.
Fiona rimane a bocca aperta. Ora – forse – ha perso un po’ della sua naturale spavalderia e sembra intimidita.

- Avanti, ora che siamo arrivati fin qui tanto vale che andiamo fino in fondo: è tutto chiaro? Ricorda soprattutto che dopo aver posato il primo passo sul Disegno non potrai più tornare indietro o morirai. Pensaci bene. Sei certa di volerlo fare? Figuriamoci, testarda come sei… Stai attenta: concentrati sui passi che fai e segui le linee. Sarà difficile: dovrai superare il primo Velo e poi il secondo Velo e la grande curva e poi la parte finale.

La sorellina lo guarda da sotto in su annuendo compunta.

- Si, lo so, lo so, ho seguito bene le lezioni! Allora vado…
- Mi raccomando…

Fiona non lo ascolta più.
Il suo piede destro è a pochi centimetri dalla linea blu pulsante. Con determinazione posa il piede sulla luce. Scintille blu si sprigionano dal Disegno e le accarezzano le caviglie.
Corwin vede la sorella muovere i primi passi sul Disegno quasi con facilità. Poi, man mano che avanza l’andatura rallenta. Un passo dopo l’altro, lentamente, come se si muovesse nel miele, avanza verso il primo Velo. Le scintille le arrivano alle ginocchia. Avanza ancora, lentamente, ma apparentemente senza esitazioni.
È quasi al secondo Velo. Le scintille le arrivano alle anche. La ragazzina continua a muoversi con una determinazione assoluta, ma sempre più lentamente.

- Avanti piccola, non ti fermare proprio ora, forza, devi mettercela tutta – mormora Corwin che segue con gli occhi il suo movimento
- Ancora un passo e poi un passo e poi un altro passo, non ti devi mai fermare, prendi la forza dalla tua mente ed avanza, solo questo conta, un passo dopo l’altro anche se ti senti stanca da morire – Fiona ripete nella sua mente queste parole come un mantra mentre supera con uno schiocco anche il secondo Velo.

Ora è immersa nelle scintille blu fino alla vita e sta affrontando la grande curva. Ogni passo è una fatica immane ma, alzando gli occhi, intravede il rettilineo e poi gli archi e dopo gli archi l’ultimo Velo.
Dal fondo della Sala Corwin vede la sorella immersa nelle scintille blu, i lunghi riccioli rossi che fiammeggiano di luce e frustano l’aria come animati di vita propria ed un brivido di terrore lo assale: cosa potrebbe succedere se Fiona non ce la facesse? Allontana da sé il pensiero. Ce la farà, deve farcela.
La ragazzina avanza ancora, sempre più lentamente: ora ogni passo è una vera sofferenza ma continua a posare metodicamente un passo appresso all’altro, sapendo che ormai è quasi fatta e che non può mollare proprio ora.
E finalmente, quando la fatica sta per diventare un fardello insopportabile anche per la sua assoluta testardaggine i piedi sono liberi: è fuori. Le scintille sono scomparse. Ha superato la prova, ha camminato sul Disegno ed è giunta al centro: da quel punto ha il potere di trasportarsi ovunque.
Attende qualche attimo per permettere al suo cuore di calmarsi. Poi incomincia a concentrarsi.
Corwin la vede fermarsi al centro del disegno.
E poi non c’è più.

- FIONA!!! – L’urlo erompe dalla sua gola senza che possa controllarlo. La ragazza è sparita in un lampo di luce iridescente.
- Dove diavolo sarà finita ora! Quella peste, lo sapevo che finiva male. Accidenti a me che sono stato al suo gioco. E se non riesce a tornare? Chi lo racconta a nostro padre?

Le scale per risalire ai piani superiori sembrano infinite quando ogni scalino porta un nuovo pensiero sempre più nero.
Finalmente Corwin arriva alla sua stanza, rimuginando se sia il caso di avvertire subito qualcuno di ciò che è successo. Immerso nelle sue elucubrazioni entra in camera. La luce è accesa e…

- Ciao ‘Win, ce ne hai messo di tempo per risalire, eh?


[Nella Picco]




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